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Veloce e breve riflessione sugli eventi (sportivi e non)

Perché viene organizzato un evento? Un qualsiasi evento, non solo sportivo, ma di qualsiasi natura, che so un salone del libro o una mostra di qualsiasi genere, perché ci viene messo impegno per crearlo? Per promuovere qualcosa o per “rimirarci” e dirci quanto siamo belli e quanto siamo bravi, quando poi agli occhi dello spettatore non è proprio così?

Beh molti eventi sembrano proprio come guardarsi allo specchio; proprio come se fosse uno sfizio personale.

Non dobbiamo paragonarci ad altri eventi, al massimo imparare da questi, ma un evento dovrebbe avere una propria identità e non essere una scopiazzatura di altri.

Ma non si può allestire un bar a evento già iniziato.

Foto mia scattata durante il primo giorno di “Firenze Libro Aperto” – Salone del libro a Firenze.

Gli intoppi, gli imprevisti, i problemi possono accadere ma bisogna essere pronti per tempo, non c’è altra soluzione.

A Grosseto (Europei Paralimpici di atletica leggera), mentre allestivamo e mettevano in piedi il nostro “reparto”, quello degli accrediti, abbiamo avuto problemi? Certo!! tavoli che non arrivavano, sedie che non c’erano, ritardi e cambiamenti inaspettati e non voluti. Abbiamo risolto tutto per tempo? Alla fine il lavoro lo abbiamo fatto. Questo che sto indicando, lo sto scrivendo non per indicare quanto siamo stati “ganzi” e bravi (forse un po’ si) ma per dire che se ci si rimbocca le maniche e ci si da da fare per trovare le soluzioni senza star a blaterare a destra e a manca, le soluzioni alla fine si trovano. Soluzioni giuste per ogni determinato problema? Boh forse no, ma una soluzione adatta al momento si.

La qualità che dovremmo avere è quella della “disponibilità”, essere disponibili verso gli altri, essere disponibili ad ascoltare altri pareri, essere disponibili ad avere una visione più ampia e non guardarsi le scarpe, appunto.

Questa è solo una riflessione affrettata, forse ci sono davvero dei problemi oggettivi dietro che ignoro ma in fondo, purtroppo, è quello che appare quello che poi viene più osservato e visto dai fruitori, che il più delle volte non sono a conoscenza del lavoro che c’è dietro ad un evento.

Ci si vuol paragonare ad eventi simili organizzati in altre città, eventi più grandi il più delle volte e con alle spalle un’organizzazione con anni di esperienza ma poi il lavoro che viene fatto, in confronto è una bazzecola;

e a volte queste sono occasioni sprecate per fare un lavoro ed avere un risultato che sarebbe potuto esser meglio di quello che è venuto alla fine.

Ma tanto che importa? I biglietti li hanno venduti no? Forse era solo quello che importava agli organizzatori, ma (per me) è una filosofia, una condotta sbagliata.

L’immagine di testata è presa da radiobussola.it