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Intervista allo “Sceriffo” Eneko

Un po’ di  giorni fa navigando tra twitter e facebook mi sono imbattutto in un post di un blog che non conoscevo – Marca Personal Deportiva – un blog che tratta di sport in lingua spagnola. Nel blog ho trovato un’intervista ad un mio amico spagnolo, che ho conosciuto nel 2010 in occasione dei Campionati Europei di atletica leggera di Barcellona. Trovando l’intervista interessante, e pensando di fare cosa gradita, in accordo con Javier Zamora Saborit di tradurla in italiano e pubblicarla sul blog. Beh ecco quello che ne è venuto fuori. Premetto, non sono un traduttore professionista quindi molto probabilmente qualcosa non andrà tra la versione originale e questa. Potete contattarmi per modificare e migliorare la traduzione.

Conobbi Eneko durante il FID (Forum Internazionale dello Sport) di Valencia, la sua presenza non passò inosservata, è il tipo di professionista che discute e questiona tutto quello di cui si parla e si fa, una forma di cercare sempre continuamente di migliorare piuttosto che fare errori.

Anche su twitter l’ho visto discutere e a contribuire a questioni su temi che altri non osavano farci. Senza dubbio questa intervista è una buona dose di esperienze e conoscenze.

1- Attualmente gli eventi sportivi vanno ad avere più forza in Spagna. Credi che il settore è “professionalizzato” che manca ancora qualcosa per avere un settore tale?

Senza dubbio da Barcellona 92 il settore degli eventi sportivi conta un gran numero di professionisti, però la laurea nello sport è stata l’unica maniera di formarsi in questa area e oserei dire poco e male. L'”intrusione” è rinata in questo mondo e con il boom degli eventi sportivi chiunque si è improvvisato a organizzare eventi in modo autodidatta. Il mondo degli amatori (club, associazioni e altri) sono stati i grandi promotori con molta volontà gia che non avevano aspirazioni economiche, però poca visione imprenditoriale nella sua dimensione e nel far crescere gli eventi. Quello che hanno incontrato è l’appoggio di imprese specializzate o hanno conosciuto e incorporato professionisti nei loro gruppi di lavoro, sono quelle che perdurano e si sono fatte forti. Il resto continua a essere organizzato nella stessa maniera come 20 anni fa. Ne bene ne male, però le esigenze di oggi sono altre.

2-Pensando all’interesse dei patrocinatori e sponsor, per esser presenti durante gli eventi sportivi, non sempre ottengono il ritorno sperato. In che forma presenti i risultati de una prova ai tuoi patrocinatori?

Le forme di misurare dipendono dagli obiettivi che hanno i patrocinatori. La chiave per ottenere il ritorno sperato risiede principalmente nel principio della relazione: capire bene gli obiettivi e concentrarsi sul soddisfare, e se possibile superarli o aumentarli. I problemi nascono quando il patrocinatore non ha chiaro quello che vuole ottenere nel patrocinio…. finirà per chiedervi qualcosa che non si è stati in grado di dare o misurare. Gia lo diceva Juan Useros che più il Ritorno sugli Investimenti (ROI) si parlava di Ritorni sugli Obiettivi (ROO).

3- Quali nuovi strumenti di misura esistono o usi attualmente?

Come ho detto, dipende dell’obiettivo, dalle indagini di notorietà agli spettatori (come si fece nel Barcelona Open Banc Sabadell Trofeo Conde Godó di quest’anno) a più avanzate tecnologie di misura di presenza mediatica tramite agenzie come Kantar. Ci sono molti eventi per esempio che ritengono che avere un dossier sulle attività e un buona gamma di materiale audiovisivo sia sufficiente. Quello che è importante è non “dare caffè a tutti” se gli obiettivi sono diversi da un patrocinio all’altro. Nella stessa riunione nella quale si fissano gli obiettivi, ci sono da fissare le basi sul come misurarli.

4- Quale nuove opportunità vengono presentate ai patrocinatori in questa epoca digitale? Scommettono sugli eventi 2.0?

La cosiddetta seconda o terza finestra ogni giorno guadagnano più risalto e il mondo 2.0 senza dubbio brinda a infinite possibilità. Ci sono patrocinatori che cercano di attivare il proprio patrocinio solo esclusivamente online e altri che non ne vogliono sapere nulla. Durante la fiera della Behobia San Sebastian Powerade c’era un’attivazione in base ad un codice Bidi che dava accesso a regali e contenuti esclusivi. In questo momento quasi tutti sono concentrati nella viralità in reti sociali, tweets sponsorizzati, presenza nei social network della prova, contenuti di livello ed esclusivi per i propri follower, etc. In questo senso Twitter e Facebook sono i primi insieme ad Instagram. Il Padel World Tour o il City Downhill World Tour viene trasmesso in streaming in esclusiva nella propria pagina web e quindi la presenza in rete guadagna molto nel suo complesso già che salta le barriere fisiche di aver  bisogno di due dispositivi. Uno dei maggiori referenti sulle notizie spesso è la NCAA con il suo March Madness. Per ultimo ci sono le applicazioni web specifiche, però al giorno d’oggi mi sembrano care e complesse da sviluppare (sistemi operativi diversi) e difficili da aggiornare. Con una buona pagina “responsive” si possono conseguire risultati molto positivi senza la necessità che l’utente si scarichi la tua applicazione.

5- Qual è il primo obiettivo che cerchi al momento di organizzare un evento?

Senza dubbio, nonostante suoni impopolare, la resa economica a medio – lungo termine. Se voglio dedicarmi a questo in maniera professionale e credo che sia un settore con alta professionalità non possiamo ovviare a questo punto. Entrando più nel dettaglio della resa economica, è l’osservare da dove vengono percepite le entrate ( partecipanti-sportivi/spettatori. istituzioni pubbliche, settore privato ) e vedere se questo è sostenibile nel tempo.

6- Come ottieni la creazione di questa fedeltà ai partecipanti?

Con un prodotto di qualità, senza dubbio. Gli eventi sono strumenti di comunicazione dal vivo e senza pubblico/partecipanti non ci sarebbe nulla da comunicare.  Dovrebbero vivere un’esperienza unica o almeno credere che sia necessario ripeterla. D’altro canto i partecipanti sono molto importanti, però la resa economica è ugualmente importante e far sapere chi è che paga per questa fidelizzazione. Ci sono volte, però, che non è possibile accontentare tutti.

7- Un evento nel quale ti senti orgoglioso come organizzatore?

Molti, ci sono anche altri dei quali non mi sento molto comodo. Tralasciando il luogo comune del “non posso sceglierne uno” , degli eventi che ho vissuto, scelgo l’Europeo d’atletica del 2010 per il gruppo di persone che ho incontrato e il suo modo di lavorare. Mi hanno cambiato la vita in molti aspetti. Di quelli che ho realizzato anno dopo anno, Il torneo “Barcelona Open Banc Sabadell” è il più famoso. Il suo livello di particolari e di dettagli ti obbliga a dare il massimo 

8- Cambiando approccio, negli eventi sportivi, mi piacerebbe sapere che carta giocano per te gli sportivi e gli ex sportivi professionisti, al momento di incrementare,migliorare l’evento? Quali azioni realizzi con loro, in caso tu decida di farle?

Normalmente si comportano con la funzione di ambasciatore di una marca per qualche sponsor o del proprio evento. Sono principalmente azioni di relazioni pubbliche: autografi, interviste, video promozionali, momenti esclusivi con i fan o i patrocinatori, etc.

9- Eventi come la “Spartan Race” ed eventi di questo tipo vanno acquistando di volta in volta più seguaci. Credi che possono togliere mercato agli eventi classici?

Senza dubbio tutti gli elementi riguardanti il “tempo libero” arrivano a un punto che generano concorrenza. Dal cinema agli spettacoli sportivi o le nuove discipline sportive. Pochi eventi se la giocherebbero a stare nella stessa fascia oraria di un “Real Madrid – Barcellona” di calcio. Allo stesso modo la “Spartan Race” genera concorrenza a corse e gare come il triathlon o corse campestri; anche questo incrementa il mercato integrando persone che vanno in palestra e che fino a questo momento non avevano intrapreso esercizi semplici come correre. Concludendo, bisogna adattarsi alla tendenza del momento. C’è da osservare quanti “chilometri a piedi” vengono fatti o quante campestri o corse in montagna o di lunga distanza vengono corse.

10- Con un budget minimo si può creare un evento professionale, o i soldi sono sempre necessari? Conosci o hai vissuto qualche caso?

Ci sono eventi che con un budget molto basso ottieni esperienze molto professionali. Veniamo da una corsa notturna per la ditta “Viesgo energia” che raggiunge un risultato molto professionale con molto poco denaro investito. Però è vero anche che se hai sponsor e/o patrocinatori che ti supportano in “natura”, non solo con prodotti ma anche con infrastrutture, comunicazione o partecipanti professionisti puoi abbattere molto i costi. Il “budget minimo” è un termine relativo,  infatti è difficile fare esempi con i quali essere tutti d’accordo.

11- Dentro i differenti tipi di evento, qual è la tua opinione sugli eventi formativi? Possono essere inseriti all’interno di un evento sportivo?

Si possono convivere e appoggiarsi reciprocamente. Il Forum internazionale Sportivo ( acronimo in spagnolo – FID ) di Valencia che veniva organizzato in parallelo al Master di tennis che conosciamo molto bene era un buon esempio di questo tipo di convivenza. I corsi di perfezionamento sui profilati specifici di modernizzazione, ben appoggiate dalle marche patrocinanti o dai professionisti che partecipano sono anche questi un buon esempio. A volte pensiamo sono ad un pubblico generale, però una formazione aziendale all’interno di un evento sportivo, come parte incentivante dell’impresa, solitamente funziona bene. La “Behobia San Sebastian” ha avuto anni durante i quali ha accolto gruppo di imprese che durante le loro giornate di formazione, correre la corsa era l’esecuzione del “team building” , lavorando di squadra. Quello che non ho ben chiaro è che nel mondo dello sport i congressi a pagamento funzionano. Le esperienze che ho avuto, come il “Global Sports Forum” o lo stesso “FID”, hanno concluso con la loro conseguente  sparizione.

 Eneko Ruiz Alfaro

Aggiungendo per concludere il post, ricollegandomi alla risposta dell’ultima domanda, purtroppo quello che non sappiamo e che ancora non ho capito è il perché le cose che funzionano vanno a sparire, questo non solo nel mondo dello sport ma anche in altri ambiti.

 

*Le immagini inserite in questo post sono dal blog “Marca Personal Deportiva”

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