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La South Downs Way 100 non è facile

Con il post di oggi vi voglio parlare di una nuova esperienza, ovviamente sportiva, e che tra le tante riguarda le nostre bene amate “apprensioni sportive”.

Prima di andare nel dettaglio voglio ringraziare Alberto che mi ha coinvolto in quest’avventura e che ha avuto l’ardore di fidarsi (beh mentre sto scrivendo mi scappa una risatina) di me.

L’avventura di cui andrò a a parlarvi riguarda una gara, una competizione di corsa, di trail per i più tecnici. Una gara lunga 100 miglia (160 km, ndr) da concludere entro le 30 ore. La partenza vicino a Winchester e l’arrivo a Eastbourne , vicino a Brighton, nel sud dell’Inghilterra.

Il percorso completo della South Down Way – Centurion Running https://goo.gl/maps/UMaDBNRKvEWt8dXCA

Come in tutte le cose, ovviamente, ci sono i pro e i contro, ma più che parlare di cose negative andrò a parlare di cose che avremmo potuto programmare meglio e di cose positive. Prima di tutto voglio dire che la gara vera e propria l’ha corsa Alberto, al quale vanno i miei più sentiti complimenti, il quale ha concluso la gara nei tempi regolamentari e per come è andata è stato un grande.

Beh in questa gara io ho partecipato, come si dice in gergo, come crew o per dirla all’italiana come equipaggio seguendo e l’ho seguito per tutto il percorso dove ci siamo incontrati in punti prestabiliti nei quali potevo assisterlo con tutto quello di cui aveva bisogno; acqua, cibo, frutta e tutte quelle cose necessarie per recuperare le energie o per continuare a correre al meglio.

Primo contro, per le condizioni climatiche avremmo potuto, sia io che Alberto, equipaggiarci meglio, con vestiti più adatti a un clima autunnale invece che quelli per un clima primaverile/pre estivo; c’è da dire che in questo periodo sono a Napoli lavorando per l’ Universiade Napoli 2019 delle quali parlerò prossimamente in un altro nuovo articolo, e di vestiti autunnali non ne ho molti con me. Tanto meno quelli invernali, anche se una sosta veloce a casa prima della partenza sono riuscito a farla, ma visto che a Firenze non fa per niente caldo (sarcasmo attivo) non ho preso molte cose con me.

Quindi ritornando al clima è stato tipicamente britannico quello che ci ha accompagnato lungo tutta la competizione; vento, pioggia, sole e freddo ci hanno fatto compagnia fino al traguardo, solo che si sono manifestati a rotazione, casuale, nell’arco di un giorno e mezzo.

Inutile dirlo abbiamo patito il freddo; io per un verso, Alberto per un altro.

Un altro contro, sempre legato al discorso di Napoli, non abbiamo avuto la possibilità di vedersi prima della partenza, con calma, e programmare a tavolino tutto; una competizione del genere andrebbe programmata in ogni minimo dettaglio. Siamo comunque riusciti a programmarla nel modo migliore possibile la sera prima della partenza.

Mentre sto scrivendo questa prima parte dell’articolo sono in aereo di ritorno nel capoluogo partenopeo e sto scrivendo proprio sul quaderno dove ho annotato tutti gli appunti  e le note della gara e dei punti ristoro, i punti autorizzati con annotati i tempi e le distanze di riferimento.

E’ stato un viaggio nel viaggio a partire dall’arrivo a Londra, quando abbiamo constatato che la partenza non sarebbe stata proprio dietro l’angolo. 

Tutto sommato però non è stata una scelta del tutto sbagliata visto che abbiamo avuto la possibilità di visitare (molto di sfuggita) il centro e comunque nei dintorni della partenza non c’era molto da poter visitare, beh insomma non c’era altro che campagna.

Molti corridori con i vari accompagnatori hanno invece pernottato accanto alla alla zona di partenza, in particolare hanno campeggiato con le tende, qualcuno anche con il camper.

Come stavo scrivendo nella prima parte del post è stato un vero e proprio clima autunnale con temperature che hanno toccato gli 8 gradi (display dell’auto docet) e l’alternarsi di pioggia e vento non ha aiutato; una vera e propria “passeggiata” (si fa per dire) nella campagna inglese.

Parliamo adesso, invece, dei punti ristoro. Bene forniti quelli ufficiali e situati in posti facilmente raggiungibili con l’auto. 

Dopo la seconda metà la gara si è fatta più dura, non solo per la stanchezza, ma anche per il freddo e il calar della sera; intorno alle 22 stavo aspettando Alberto vicino a Devil’s Dyke e il vento non era propriamente quello del Sahara. Nota positiva il panorama, molto suggestivo in questi posti.

Da quest’esperienza cercherò di fare un video che spero di pubblicare sul canale youtube di Apprensioni Sportive.

 

Nonostante i contro ci siamo divertiti, abbiamo riso parecchio ed è stata un’esperienza che ci ha fatto crescere in qualche modo, fatto anche crescere una consapevolezza. Come in tutte le cose si possono verificare degli errori e questa competizione non è stata da meno; ne trarremo degli insegnamenti per le eventuali gare future insieme, l’importante è non perseverare negli stessi errori.

Devo dire che Alberto, che aveva già la mia stima, a metà della gara lo vedevo veramente provato e stremato, sia dai dolori alla caviglia che dalle intemperie e pensavo che ad un certo punto si sarebbe addirittura ritirato. Sarebbe stato del tutto legittimo e capibile; in molti si sono ritirati lungo il percorso, invece è arrivato fino in fondo ed entro il tempo massimo delle 30 ore.  

Risultati ufficiali della – Centurion Running

Ovviamente tutti i meriti vanno ad Alberto che ha corso, sofferto e concluso la gara, mostrando una tenacia e una forza d’animo incredibile e sono tranquillo nel dire che questa esperienza mi è stata d’aiuto per fare meglio nella prossima e che comunque sono stato parte della gara.

Ora il “nostro” atleta starà sicuramente smaltendo i postumi di 28 ore di corsa, ma concludendo la “Centurion Running” ha avuto la possibilità di essere sorteggiato per partecipare ad una gara, della stessa distanza, l’anno prossimo in America.

Adesso è arrivato il momento di chiudere il block notes e rimanere in attesa di atterrare a Napoli. Il pilota comunica che tra una ventina di minuti atterreremo e che a terra c’è una temperatura di 32 gradi e la nostalgia del clima britannico va di minuto in minuto aumentando.


La foto di copertina con me e Alberto è di Stuart March