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Intervista al doctore Antonio Russo Cardiologo Official di Napoli

 

Perché un calciatore muore improvvisamente?
 
Cosa devono fare gli sportivi per essere sani in materia cardiovascolare ?
 
 Cosa consiglierebbe a un calciatore professionista?
 
Covid 19- Dopo aver appreso che diversi atleti hanno sofferto della malattia chiamata covid 19,  e diversi allenatori li hanno costretti a svolgere attività normale senza controlli precedenti, cosa ne pensa?
 
Ogni quanto un calciatore deve fare controlli associati al cuore ?
 
Un consiglio che dà a un atleta che si prepara ad affrontare una competizione?
 
Come è lavorare nella squadra del Napoli? Controlla sempre i giocatori ? che ci può raccontare della sua esperienza ? 

 La morte cardiaca improvvisa è sempre il risultato di una causa sottostante, quale ad esempio una cardiomiopatia, una coronaropatia , una canalopatia, una malattia infiammatoria del miocardio ed un evento scatenante, un trigger, rappresentato appunto dall’esercizio fisico intenso. Non sempre le cardiopatie si presentano con un quadro sintomatologico chiaro, per cui è necessario eseguire controlli accurati, a tutti i livelli, per gli atleti amatoriali così come per i professionisti, cosa che purtroppo non sempre avviene. Un altro aspetto fondamentale su cui bisogna insistere è la diffusione quanto più capillare possibile dei DAE (defibrillatori automatici esterni) in tutti i luoghi dove si pratica sport, a tutti i livelli e la formazione nell’utilizzo degli stessi e nelle manovre di primo soccorso anche per i non sanitari che frequentano i centri sportivi; i DAE effettuano un’autoanalisi e consigliano o meno la scarica che può restituire la vita e non è necessario essere un sanitario per poterlo fare; solo così possiamo muovere passi decisi in avanti nella prevenzione della morte cardiaca improvvisa.

 
 Quello che può fare uno sportivo per prevenire eventi cardiovascolari avversi è sottoporsi a controlli approfonditi, tenere sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare e condurre uno stile di vita sano. Un grave errore in cui si incorre spesso è quello di sentirsi “immuni” in quanto non si hanno sintomi e si svolgono prestazione sportive di buon livello; esistono infatti dei “killer” silenti, quali ad esempio l’ipertensione, le dislipidemie, che possono essere presenti per cause genetiche anche in soggetti che praticano intensa attività sportiva e che se non controllati possono predisporre alla malattia coronarica, che rappresenta una delle cause principali di morte cardiaca improvvisa, la prima nella fascia di età sopra i 35 anni.
 

 Un calciatore professionista sa spesso già come gestirsi in quanto a stile di vita; i professionisti sono inoltre controllati in maniera attenta almeno qui in Italia, dove la medicina dello sport è all’avanguardia. Per protocollo in Italia i professionisti si sottopongono annualmente ad un Ecg a riposo, visita cardiologica ed Ecg da sforzo ed a cadenza biennale ad un ecocolordoppler cardiaco; noi nel Napoli, in accordo con il Responsabile Sanitario della SSC Napoli Raffaele Canonico eseguiamo l’Ecocolordoppler annualmente e al posto dell’ECG da sforzo sottoponiamo annualmente i calciatori al test da sforzo cardiorespiratorio, esame che oltre alla valutazione cardiologica sotto sforzo, fornisce informazioni importanti anche dal punto di vista respiratorio e metabolico ed è quindi in grado di fornirci un quadro più completo sullo stato di salute e di allenamento del nostro atleta.

 I Coronavirus, così come tanti altri virus, espongono al rischio di complicanze cardiovascolari, quali miocarditi, pericarditi e miopericarditi, patologie che possono decorrere clinicamente in maniera estremamente variabile e se non diagnosticate possono condurre anche a morte cardiaca improvvisa; è fondamentale pertanto alzare ancora di più il livello di attenzione in questo periodo, fermare l’atleta nel caso in cui si diagnostichi una delle complicanze suddette per almeno sei mesi e restituirgli l’idoneità agonistica solo in caso di completa regressione del quadro patologico.

Come detto i calciatori qui in Italia si sottopongono a controlli annuali; in caso di sintomi il controllo andrebbe chiaramente anticipato. Negli altri Paesi la Medicina e la Cardiologia dello Sport non sono a livello di quello italiano, sarebbe auspicabile diffondere il nostro modello in tutti i Paesi del Mondo.

Curare nei dettagli l’alimentazione,  affidarsi a professionisti per valutare un’eventuale giusta integrazione, osservare le giuste ore di riposo, non farsi mai tentare dal Doping, che rappresenta un qualcosa di estremamente pericoloso per la salute degli atleti, oltre ad essere in antitesi con la definizione di Sport.

 Il Napoli per me è una fede, frequento lo stadio da quando avevo 4 anni e sono stato segnato a vita da Diego Armando Maradona; collaborare come consulente per la SSC Napoli per me rappresenta un sogno, il sogno di un ragazzo di17 anni che si iscriveva alla Facoltà di Medicina; ricopro questo ruolo dal 2009, ho avuto il privilegio di visitare tanti campioni ed atleti straordinari. Ho inoltre la fortuna di poterlo fare al fianco di due amici e grandi professionisti quali il Prof. Raffaele Canonico ed il Dott. Gennaro De Luca, rispettivamente Responsabile sanitario e Medico sociale della SSC Napoli; ci conosciamo dai tempi della specializzazione, ognuno di noi si è perfezionato in un ramo della Medicina dello Sport, pertanto ci completiamo perfettamente; è bellissimo ritrovarsi oggi a lavorare insieme a questi livelli, il merito di questa magnifica cavalcata azzurra è anche loro.

Pilar Chaburr

Gionarlista Sportiva Argentina